curiosità stroriche padovane  1°

ANDREA CITTADELLA VIGODARZERE

Discendente da antica nobile famiglia padovana, nasce a Treviso il 15 luglio 1804, figlio del conte Giorgio, funzionario amministrativo di quella provincia sotto il Governo austriaco. La madre Margherita Zacco
appartiene pure a nobile famiglia, che diede molti membri prestigiosi all'Accademia patavina. Si laurea nel 1829 in legge; fa pratica presso lo studio dell'avvocato Giambattista Pivetta, e come "ascoltante" presso il tribunale di Padova. Nel 1835, alla morte de) conte Antonio Vigodarzere, fratello della nonna paterna, Andrea, adottato qualche mese prima, diventa erede di un patrimonio cospicuo. Nel 1839 sposa Arpalice Papafava, del conte Francesco Papafava dei Carraresi. Degli otto figli si affermerà Gino, letterato e parlamentare veneto.

Dal '40 inizia ad impegnarsi in argomenti scientifici, occupandosi molto di agraria; ma la passione dominante è la poesia. Ricordiamo i poemetti "Il liuto", "Il lago di Como", "I viaggi", "L'eremo del Monte Rua". Il suo pensiero sociale si avvicina al Corporativismo cattolico, elaborato nell'ultimo ventennio dell'Ottocento. Dal 15 al 19 settembre 1842 presiede la "IV Riunione degli Scienziati italiani" svoltasi a Padova, per suo merito riuscita splendidamente.

Durante tale riunione, evita di suscitare l'anelito all'indipendenza dell'Italia non per mancanza di amor patrio, ma per impedire una eventuale azione repressiva dell'Austria. Di qui parte la malevola insinuazione di debole patriottismo, favorita anche dalla nomina a "Consigliere intimo dell'Imperatore" .Nel '46 è uno dei fondatori della "Società d'Incoraggiamento", ente che ha lo scopo di promuovere la cultura con particolare riferimento all'economia e alle scienze agrarie. Presidente e benefattore dei principali istituti filantropici, promuove tenacemente l'istituzione degli asili per l'infanzia.

Nella primavera del '48 si prodiga in ripetute occasioni per evitare bviolenze. Assumendo il comando della Guardia Civica alla vigilia del ri-43 torno degli austriaci, nella notte dal 12 al 13 giugno salva il centro storico dal saccheggio, opponendosi ad un'orda di oltre trecento facinorosi. Al mattino del 14 affronta assieme ad Achille de Zigno le ire del generale D'Aspre rientrante in Padova.

Convinto che l'unità nazionale sia ancora lontana, collabora sul piano amministrativo più che politico, ottenendo di mitigare dure condanne e di rendere più accettabile la vita sotto lo straniero. Si dimostra favorevole al tentativo dell' Arciduca Massimiliano di rendere il Lombardo Veneto autonomo da Vienna, sostenendo che dall'autonomia all'unione con gli altri Stati italiani il passo non sarebbe stato difficile.
Tale comportamento e tali idee favoriscono ulteriormente l'accusa ingiusta di austriacante, soprattutto nel '57, anno in cui diviene Deputato Centrale di Venezia e riceve il titolo di Maggiordomo di Carlotta del Belgio, moglie di Massimiliano d'Austria.

Nel '66, nonostante sia combattuto da forte campagna avversa, riesce eletto deputato nel Collegio di Cittadella. Nell'agosto del '67 vota contro la legge sull'incameramento dell'asse ecclesiastico. Centottanta elettori pretendono con un manifesto pubblico le sue dimissioni; ma il galantuomo Andrea non si dimette, cosciente di avere compiuto il suo dovere. All'inizio del '68 riceve la nomina a senatore.
Il 19 marzo 1870 muore a Firenze, dove si era trasferito con la famiglia per l'attività parlamentare. Impressionante il cordoglio del popolo. Luigi Formentoni nelle "Passeggiate Storiche" lo definisce "il ricco evangelico" .

 



https://scontent-frt3-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/13133224_963519177096113_5333400599886378023_n.jpg?oh=4051b4bb2da8705f38ed2e5c0b2bc716&oe=57AB8707
PDF
 
TORNA TORNA